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Cinque anni

Oggi sono cinque anni dal quel giorno in cui, terrorizzati e felici, abbiamo scelto di venire a vivere a Londra.

Sono tuttora felice di vivere qui, per molte ragioni; provo ad elencarne alcune.

Londra per me è quanto di più vicino alla città ideale: bella esteticamente, realmente multiculturale, ricca di eventi, manifestazioni, concerti e luoghi da visitare, eppure è possibile avere una tranquilla casetta con giardino (e gatti) in mezzo alla città, avendo l’impressione di vivere in campagna. Certo, le case sono costose, ma il prezzo non è completamente inaccessibile, anche perché gli stipendi, almeno per la mia professione, sono sufficientemente adeguati.

E infatti uno degli altri motivi è proprio il lavoro: oltre ad avere uno stipendio in proporzione decisamente più alto, non vieni considerato un costo, un operaio che deve stare alla scrivania un tot di ore altrimenti sembra che non sta facendo nulla, che se esce all’ora prestabilita sta lavorando mezza giornata, o se prende le ferie viene considerato un lavativo: qui ti rispettano, e considerano il tuo lavoro in base ai tuoi risultati. Non è semplicemente meritocrazia: le ferie sono un diritto, come l’equilibrio tra lavoro e vita privata, e se lavori oltre l’orario prestabilito vuol dire che c’è qualcosa che non va, e non è necessariamente colpa tua a prescindere.

Un altro motivo è come si comportano in generale le persone: quando sono in metropolitana, o quando sono in mezzo a una folla, non mi sento come in una battaglia dove le tutti sono arrabbiati e devi fare attenzione alle spallate, borsate o alle piccole cattiverie che ti fanno. La gente qui sorride, chiede scusa, e spesso e volentieri aiuta gli altri. Sono falsi e cortesi? Puo’ darsi, pero’ vivere costantemente in mezzo a persone incattivite e scortesi non è di certo meglio, e mi infastidisce tutte le volte che torno in Italia.

Per questi ed altri motivi, in questo momento sto molto meglio qui che non sul suolo italiano. E se fossi costretta ad andare via, la classifica delle nazioni dove si vive meglio che in Italia è molto lunga, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Per farsi un’idea, c’e’ l’interessante account Twitter di Luca Gualtieri che riporta alcune statistiche.

E continuo a non avere nessuna intenzione di tornare a vivere in Italia, nemmeno da pensionata.

Ma oggi è anche il giorno del danno e beffa: l’Exit day, il giorno in cui il Regno Unito esce ufficialmente dall’Unione Europea.
Non è una bella giornata per me, non solo per l’impatto economico e politico che avrà la Brexit, ma anche perché io sono, e sono sempre stata, a favore dell’Unione Europea, pur con tutti i suoi difetti.

Source: https://youtu.be/ptfmAY6M6aA

Ma non è un bel giorno anche per tanti inglesi.

Trovo molto triste il comportamento di quelle persone che parlano degli Inglesi come fossero un’entità compatta. Il Regno Unito in realtà non è mai stato così diviso.
Il che vuol dire anche che non è poi così difficile, soprattutto qui a Londra dove il Remain ha vinto di una buona misura, trovare inglesi che patiscono molto la situazione, che sono infelici all’idea di non essere più europei, che sono preoccupati per il loro futuro e quello dei loro figli.
Ci sono anche alcuni che hanno deciso di andarsene, o che pensano di farlo.

L’Assemblea del Galles, il Parlamento scozzese e l’Assemblea dell’Irlanda del Nord hanno respinto il cosiddetto Brexit bill. Non che questo cambi qualcosa, visto che non hanno poteri a livello politico, e che Scozia, Galles e Irlanda del Nord insieme sono il 15,7% della popolazione, contro l’84,3% dell’Inghilterra; ma è uno dei tanti segnali di come il Regno sia più disunito che unito.

E certe idee non sono proprio una novità.

They say the immigrants steal the hubcaps of respected gentlemen
They say it would be wine and roses if England were for Englishmen again

Source: https://youtu.be/RyMUlKFsWS8

The memories that you have dredged up are on letters forwarded from Hell

Post scriptum
A proposito della categoria che uso per questi anniversari: l’anno scorso è stato il 40esimo anniversario dell’uscita dell’album London Calling, e il Museum of London ne ha fatto una mostra molto interessante, che finirà il 19 Aprile.

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