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Andare al lavoro

Oggi è stata proprio una brutta giornata: per la prima volta da quando lavoro qui, sono dovuta stare a casa, perché la cervicale ha colpito e il mondo gira tutto. Stress, probabilmente.
Ma bando alle ciance: quello che segue è il racconto di quello che sperimento ogni mattina per andare al lavoro, che spero sia un po’ utile per capire questa città e questa nazione.
Faccio circa 10 minuti a piedi per arrivare alla stazione della metropolitana, dove c’è una coda ordinata già fuori, con le transenne e un paio di persone a controllare. Non mancano quelli che distribuiscono giornaletti gratuiti, tipo Metro, e il millenarista che predice la fine del mondo. Qualche volta c’è qualcuno che suona, e in questo periodo di elezioni anche gente coi volantini elettorali (ne ho preso uno dei Verdi per farmi due risate).
La coda, da fuori all’entrata della metro, dura dei 5 ai 10 minuti, dipende dalla giornata. Quando si arriva ai tornelli, dopo le scale, c’è sempre una persona che aiuta in caso di necessità (tipicamente, quando la tessera non viene accettata), dopo i tornelli c’è una scala mobile, e in fondo alla scala mobile c’è una persona con megafono che incita le persone a continuare a muoversi.
Siccome la stazione in cui prendo la metro è un capolinea, è difficile non trovare posto a sedersi. Leggo due notizie, 5 fermate e arrivo a una stazione ferroviaria, dove non scende quasi nessuno ma in compenso c’è il muro umano per salire. La coda alla scala mobile che sale è meno lunga, ma è pur sempre una coda. Se tutto va bene, mi fermo a prendere un caffè (c’è una persona che serve che ormai mi vede da lontano e mi prepara già il mio single macchiato) e poi ho altri 10 minuti di strada a piedi.
Arrivo in una specie di centro commerciale al coperto dove ci sono tutto il giorno dei guardiani che controllano che la gente non fumi (ci sono cartelli mobili apposta che spariscono la sera) e che salutano tutti gentilmente.
Al ritorno di solito c’è solo una breve coda ai tornelli della stazione, qualche rara volta è difficilissimo scendere in metropolitana.
Di giorno tendenzialmente c’è sempre almeno una persona ai tornelli, e infatti finora non mi è mai capitato di vedere persone entrare senza il biglietto (cosa che non sarebbe poi così difficile, visto che sia in entrata che in uscita spesso i tornelli sono aperti).
E’ obbligatorio timbrare in uscita, nel senso che è quello il momento in cui la tessera che usi decide se hai l’abbonamento giusto oppure fa il calcolo di quello che devi pagare.
Quello che succede nel mezzo magari lo racconterò un’altra volta.

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