Una delle cose che sto cercando di fare in questi giorni è tentare di superare lo choc iniziale dell’arrivo qui e adattarmi alle nuove condizioni, cercando di capire quali sono i lati positivi.

In realtà vedo i lati positivi, quelli negativi, ma non mi sto adattando, e invece sto cominciando a mettere insieme un po’ di idee, influenzata anche da quello che sta succedendo a livello internazionale.

Una di queste idee è che non c’è nessun merito ad essere nati dalla parte giusta del mondo, ma di sicuro c’è un evidente svantaggio nell’essere nati dalla parte sbagliata.

La nazione da cui provengo non è una nazione in guerra civile o poverissima, ma per molti aspetti è diventata invivibile.

Il vero problema è rendersi conto di quanto sia davvero invivibile, su quali specifici aspetti, e se si è disponibili o no a tollerarli.

Faccio parte di quella categoria di persone che in genere (anche se non sempre) si rendono conto di quello che hanno perso quando lo perdono, ma al di là di questo sono convinta che sperimentare di persona, quando si parla di nazioni diverse, sia indispensabile.

Il pensiero che mi si sta formando nella mente è che sono nata nella famiglia giusta, al momento giusto, nella nazione giusta.

Mai come ora amo l’italiano (l’ho sempre amato e sempre dichiarato, ma adesso conosco anche un po’ meglio l’inglese), il cibo italiano, il design italiano, la cultura italiana, e mai come ora ne vado fiera.

Posso anche adattarmi a questa vita, ma ne vale davvero la pena? Avrò sbagliato nazione, o città, o semplicemente la mia nazione è quella che ho lasciato?

Per ora posso solo permettermi di restare qui dove sono, e quindi questi pensieri lasciano il tempo che trovano.