Attenzione: questo articolo è stato scritto più di 9 anni fa, alcune informazioni potrebbero essere obsolete.
Stamattina ho avuto modo di leggere un annuncio di una associazione che chiedeva un volontario per migrare il loro sito web da un hosting all’altro, ed eventualmente rendere il sito, realizzato con WordPress, più lineare e facile da mantenere.
Di solito non entro in questo genere di questioni, e quello che segue è la mia personale opinione, non la verità rivelata; non faccio il nome dell’associazione perché in realtà questo discorso vale per chiunque abbia un approccio simile.
Prima di tutto, una migrazione da un hosting a un altro non è esattamente una operazione semplice: ogni hosting ha le sue impostazioni, e in qualche caso anche le sue limitazioni. Il che significa che bisogna conoscere bene il sito che si sta migrando, con le sue peculiarità, e l’hosting verso cui si sta migrando; il fatto che sia stato realizzato con un CMS non vuol dire che segua le impostazioni standard di quel CMS, anzi, spesso ci si trova di fronte a personalizzazioni particolari, che richiedono attenzione particolare.
Il che vuol dire, in altre parole, che se il volontario che si trova non è un professionista potrebbe avere delle difficoltà. Se invece si è fortunati e si trova un professionista, è facile che il tempo che avrà da dedicare a questa attività sia limitato. In entrambi i casi, non è possibile chiedere un’assunzione di responsabilità nel caso qualcosa vada storto, perché nel primo caso non ci sono sufficienti competenze, nel secondo manca il tempo, e in entrambi stiamo parlando comunque di lavoro gratuito (secondo una delle definizioni del vocabolario Treccani, fatto o concesso liberamente, senza particolare merito o diritto da parte di chi riceve). In altre parole, la persona potrebbe non essere in grado o non voler intervenire, e ne avrebbe tutti i diritti.
Il sito, per un’associazione, come per un’azienda, è un importante strumento comunicativo, a cui quantomeno va dedicato del tempo per la redazione dei contenuti, e un minimo di denaro, per esempio per il pagamento del dominio, e in questo caso anche dell’hosting.
Che senso ha dunque decidere dunque di affidare questo strumento a un volontario, con tutti i rischi che ne conseguono? L’idea che ne viene fuori è che un sito alla fine siano solo quattro paginette sul web, che possono essere modificate anche da mio cugino, e che non valga la pena di stanziare/cercare fondi per renderlo invece uno strumento più funzionale ai proprio scopi.
Auguro all’associazione di avere fortuna, e di riuscire nel proprio intento; mi auguro però che questo genere di approccio cambi, e ci si renda conto dell’importanza di affidarsi a degli esperti, e che questo vuol dire anche retribuire adeguatamente il lavoro che quegli esperti faranno.
Discussione