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#53 – Lo Hobbit – La desolazione di Smaug

Bel film, intendiamoci. Grandi effetti speciali, alcune scene davvero meravigliose (ad esempio quando Bilbo sale sull’albero di Bosco Atro), il drago è un signor drago (peccato che però nella versione originale sia doppiato da Benedict Cumberbatch, altra classe rispetto all’ordinario doppiaggio di Luca Ward, ma questa è un’altra questione).
Però non c’è verso: ho decisamente sofferto vedendolo.
Già il primo era stato abbastanza deludente, ma inventarsi di sana pianta un personaggio (Tauriel) e inventarsi la storia d’amore con Fili, due attacchi degli orchi, e tante altre cose che se facessi l’elenco non la finirei più, no.
No, e poi no, non danno ritmo al film, e no, non lo rendono più abbordabile al grande pubblico.
L’unico risultato, per me che ho letto il libro, è una irritazione continua che perdura anche nelle parti più belle, e che mi ha fatto distrarre persino dalla visione.
Chi invece non ha letto il libro e ha visto solo il film, si perderà il senso del libro, che non è solo quello del racconto fantasy antefatto de Il signore degli anelli, ma anche il racconto della maturazione del protagonista, molto simile a un romanzo di formazione. E’ un libro abbastanza breve, nato come favola per bambini ma adatto a tutte le età, che consiglierei vivamente di leggere.
A questo punto sono preoccupata da quale potrà essere lo scempio che verrà fatto nel terzo film, e sono molto in dubbio se prendere o no, quando usciranno, le versioni estese dei film, che comunque non gli renderanno giustizia.
Più che liberamente tratto da, dire liberamente stravolto senza senso da.

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