Ogni anno si ripete lo stesso rito: verso i sei mesi prima della fatidica data, comincio ad abituarmi all’idea.
Mi ripeto la nuova età, che così non rischio di fare grame figure dopo il mio compleanno, attribuendomi un anno in meno (cosa che mi è capitata molte volte prima di imparare).
Chiaramente c’è anche l’idea di comprendere che il tempo sta passando, che non è infinito.
Che va utilizzato in maniera proficua.
Che non va sprecato con le persone sbagliate.

Il problema è che l’anno prossimo saranno 40.
E la verità è che mai nella mia vita un numero mi ha angosciato quanto questo.

Lo scrivo qui per una sola ragione:  spero di poterlo rileggere un giorno, e riderci sopra.

Aggiornamento
.mau. ha già trovato il modo per farmici ridere sopra: “pensa comunque che 40 è solo una tappa per poter dire 42”.