Il modo in cui gestisco il mio profilo pubblico in rete non ha nulla a che fare con la mia professionalità.
La mia professionalità, fino a prova contraria, si può capire solo sul campo, ovvero sul lavoro.

Il colloquio di lavoro si fa, di norma, per prendersi le reciproche misure.
Il lavoratore cerca di capire meglio com’è l’azienda, e che tipo di lavoro e di contratto gli viene offerto; il datore di lavoro cerca di capire quanto il lavoratore sia preparato e adatto al lavoro che gli serve, e se la persona si mostra affidabile.

Qualsiasi contratto a tempo determinato o indeterminato prevede un periodo di prova, durante il quale il datore di lavoro può licenziare il lavoratore senza preavviso.
Il contratto a progetto prevede che si possa licenziare il lavoratore, in genere, dopo un mese di preavviso, ma si può sempre contrattare, per esempio, una settimana di prova.
In altre parole, in ogni caso il datore di lavoro ha a sua disposizione dei mezzi per capire se il lavoratore che ha deciso di prendere con sé è professionale o meno.
Può anche capire, per dire, se gli sta antipatico o no, e se fa bene il suo lavoro.

Non è affatto vero che si capisce com’è una persona molto meglio in mesi di frequentazione, per esempio, del suo profilo di Facebook, che in un periodo di prova, anche breve; perché quello che si vede online, fino a prova contraria, è necessariamente solo una parte di quello che è una qualsiasi persona.

Il fatto di comunicare in forma scritta limita di per sé la conoscenza (mancano tutti i segnali para e non verbali, per esempio).
Inoltre ciascuno utilizza i social network in modo assolutamente personale, e decide autonomamente che cosa far trasparire e che cosa no.

Nel mio caso, c’è davvero molto, molto poco di personale, e ancora meno riguarda la mia professione, che tengo di solito ben separata da quello che considero la mia vita personale sia da quello che considero il mio profilo pubblico in rete. Ritengo che poter tenere ben separata la mia vita personale da quella professionale sia un mio diritto.

Se sei un’azienda, o un cliente privato, e stai leggendo qui, stai cercando un web developer, non una figura legata in qualche modo alla comunicazione. Non hai perciò alcuna necessità specifica di sapere come mi muovo nel campo della comunicazione online.

Per me le antipatie o le simpatie in rete e/o nella vita reale in nessun caso sono fonte di condizionamento sul mio lavoro. E’ un modo di lavorare che ho sempre portato avanti, e che continuerò a utilizzare, per un motivo molto semplice: funziona, e anche piuttosto bene.

Se vuoi sapere qualcosa sulla mia professione, c’è il sito del mio curriculum e il mio profilo Linkedin, dove ci sono anche alcuni giudizi lasciati da colleghi.

Perciò, se pensi di poter capire chi sono ma soprattutto come lavoro leggendo quello che scrivo qui o in altri luoghi virtuali, per quanto mi riguarda non ho piacere a lavorare con te e per la tua azienda. Senza offesa, chiaramente.

Cordiali saluti