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Lettera al Senatore Pietro Ichino

Questa lettera è stata inviata al Senatore Pietro Ichino all’indirizzo di posta elettronica che si trova sul suo sito, in risposta alla sua lettera pubblicata su Corriere.it.

Gent.ssimo Senatore Ichino,
leggo sulle pagine del Corriere.it la sua proposta di “una de­tassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile, come «azione positiva» finalizzata a produrre quell’aumento drastico dell’occupazione regolare delle donne che l’Unione Europea ci chiede e finora non siamo stati capaci di realizzare.”

In quanto donna, e in quanto lavoratrice, mi sono sempre interessata alle questioni di disparità di trattamento sul lavoro e alle problematiche riguardanti la cura dei figli e delle persone anziane, da sempre affidate alle cure delle donne, senza alcun tipo di reale riconoscimento.

A quanto mi risulta, la disparità salariale, a parità di mansioni, tra uomini e donne è attualmente intorno al 3%. Il problema principale della disparità non sta quindi tanto nel salario percepito, anche se il 3% può essere la differenza tra riuscire o no ad arrivare alla fine del mese, quanto piuttosto nel fatto che le donne difficilmente occupano posti di rilievo, sia nel pubblico che nel privato, facendo molta fatica a raggiungere anche la sola posizione di quadro.

Questa analisi corrisponde pienamente alla mia esperienza concreta.

Sono circa dieci anni che svolgo la mia professione nel campo informatico, e tuttora sono una impiegata, mentre uomini che hanno la mia stessa preparazione ed esperienza hanno ottenuto già da alcuni anni quantomeno la posizione di quadro, con tutto quello che comporta, ma soprattutto con uno stipendio maggiore.

Ho sempre pensato tuttavia che questo genere di problemi non si risolvesse regalando qualcosa alle donne. Ho sempre sostenuto, e lo sostengo tuttora, che la pensione anticipata non cambia assolutamente nulla, e anzi, a volte, risulta persino dannosa.
Sono contenta che siamo stati costretti dalla Commissione europea a cambiare questo stato di cose, e mi sembra di capire che anche Lei sia di questo avviso.

Ma in quanto alla questione di adottare “misure vigorose di promozione della parità effettiva” non possiamo che essere totalmente in disaccordo: la detassazione selettiva non è altro che far uscire qualcosa della porta per farlo rientrare dalla finestra.

Senatore, se avesse mai ascoltato davvero le donne, non le sarebbe mai venuta in mente una soluzione di questo genere. Se mai si fosse fermato a guardare come vivono le donne oggi, saprebbe con chiarezza quali sono le vere criticità e saprebbe anche quali sono le soluzioni che sono state proposte.

Senatore, non intendo tuttavia elencargliele, perché, se lo facessi, mi sostituirei nel suo lavoro. E’ suo il compito di ascoltare le persone, comprendere di cosa hanno davvero bisogno, capire e studiare nel dettaglio le possibili soluzioni.
E poiché questo sarebbe fare il suo lavoro, gent. Senatore, mi guardo bene dal farlo. Lo so che Lei mi comprenderà: in quanto donna, io lavoro più di Lei, e lo sa benissimo anche Lei.

Quello che però ancora non Le è chiaro, ed è il motivo di questa mia lunga lettera, è che le donne non hanno bisogno di nessun regalo.
Tenga a mente questo, Senatore, vedrà che tutto il resto diventerà molto più semplice.
Ma per cortesia, basta con le discriminazioni. Perché quello che Lei propone, ancora una volta, è solo una nuova discriminazione.

Buon lavoro (ne ha tanto da fare)
Cordiali saluti

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