A volte, tornano le vecchie domande, prepotenti.
Si insinuano nei pensieri di tutti i giorni, nella quotidianità, senza un motivo preciso, senza un filo logico.
Arrivano, e non se ne vanno più via.

Questa domanda per me è davvero cruciale.
Ho speso una vita a cercare una risposta, ma soprattutto ho speso una vita a cercare di capirne le conseguenze.

In quanto persona, non sono soltanto la mia manifestazione fisica: sono anima, spirito, qualunque sia la parola che vi piace usare; per me è indifferente, a meno che dentro non ci mettiate un significato religioso.

Non sto affatto parlando dell’anima cattolica, né di un’anima che si reincarna in corpi differenti.
Sto parlando di quella parte dell’esistenza di ogni persona che va al di là della quotidianità, del concreto, del carnale, dei problemi pratici. Quella parte dell’umanità che ci rende diversi da tutte le altre specie, la parte pensante, che ci ha permesso di essere non più natura ma soprattutto cultura.
Quella parte dell’essere umano che si chiede: c’è qualcosa di più oltre quello che vedo?

E questa è la domanda che si è insinuata nella mia esistenza ora.

Non ne conosco la risposta, ovviamente. So solo che la mia vita è diventata così arida che il mio spirito, ora come ora, è come se fosse in un deserto. Il mio spirito ha sete e fame, ma io non ho nulla da offrirgli.

Ma arriverà il giorno in cui dovrò fare i conti sul modo in cui ho condotto la mia vita.
Quel giorno mi fa paura: perché lo so che la mia mano sarà vuota.

Se in fondo ai miei occhi ci vedi tristezza, adesso sai perché.

on air: 42, Coldplay