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Incubi

Sono giorni che mi dico: dovrei scrivere qualcosa su quello che è successo in Abruzzo.
Il problema è che non trovo le parole. Per quanto mi sforzi, non riesco a trovare il bandolo della matassa.
Perché di pensieri invece ne ho tanti.

Allora preferisco raccontare qualcosa di futile: sono ormai giorni che ho degli incubi.
Ho sognato che mi rubavano tutto, ho sognato di perdere il lavoro, e stanotte ho sognato che mi sfrattavano da casa, e piangevo, non sapendo cosa fare.

Mi sveglio triste, col sogno ancora incollato addosso, come un brutto vestito.
Sento il peso delle spalle, coi muscoli che sono un blocco unico di stress doloroso che ormai faccio troppa fatica a togliermi di dosso, e penso che dormirei almeno due giorni di fila, senza nemmeno mangiare.

Poi vado a farmi il caffè. E mi ricordo che la mia metà dolce mi ha omaggiato di una macchinetta nuova fiammante che fa un caffè meraviglioso.

Potrei perdere tutto, ma sarebbe difficilissimo vivere senza le persone che ho accanto.
E quindi per quanto abbia donato qualcosa (un piccolo contributo che è solo una goccia nel mare), per quanto mi sforzi a mio modo di essere utile in tutto questo, una cosa non posso donare a quelle persone in Abruzzo: la forza per superare la tragedia di aver perso i loro cari. Questo vorrei donare loro, ed è proprio questo che non posso dargli.

E le parole qui si esauriscono, che tutto il resto mi sembra, ancora una volta, futile.

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Discussione

  1. Togli, togli, a ben guardare rimangono solo le persone. Il resto si ricostruisce, una vita umana no.
    E allo stesso modo, se togli tante parole, spesso anche inutili, rimangono i pensieri, che dicono molto di più.
    A me dicono di esser grata anche per i piccoli atti di misericordia quotidiana: sapere che mio figlio dorme tranquillo nel suo letto, che per me sarà il mio té nella tazza che mi ha regalato lui, che ancora una volta ho trovato la forza di portare avanti un amore difficile al quale tengo molto.
    Buona giornata e un sorriso.

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