All’inizio ero molto diffidente: non mi piaceva l’idea di metterci la faccia, ovvero di associare il mio nome e cognome a delle foto, a degli eventi, e via discorrendo.
In generale da quando ho blog, ma anche prima, difficilmente ho associato la mia identità virtuale a quella reale.
Negli ultimi tempi questa mia diffidenza è andata un po’ calando: da una parte mi serviva per lavoro, e infatti uno dei primi luoghi dove non ho avuto problemi è stato LinkedIn; poi piano piano sono arrivata a decidere, da qualche tempo, di inserire la mia foto e il mio nome persino su questo blog, alla voce chi sono.
Non credo che sia possibile ricostruire la mia vita dalle tracce che ho lasciato sul web: non ho di certo smesso di controllare quello che scrivo, o meglio, di pensarci bene prima di scriverlo.
Però non è difficile trovarmi, né sapere chi sono nella vita reale.
E’ cambiato dunque anche il mio rapporto con Facebook, che però uso blindato: il mio profilo è ricercabile ma non visibile, e non è possibile aggiungermi agli amici direttamente, ma si può solo scrivermi un messaggio.

In parole povere, ho incominciato ad usarlo meglio, come uno strumento per certi fini.
Prima di tutto, tra gli amici, o meglio, i contatti, ho soltanto persone che ho conosciuto di persona o che conosco bene in rete.
Poi ho iniziato a usare pesantemente la funzione blocca questa applicazione: a me non interessa il cazzeggio, passatemi il termine. Quello che cerco su Facebook è tenere in qualche modo i rapporti con delle persone che non sono proprio vicine per svariati motivi.
In qualche modo, appunto: non mi aspetto di sapere cosa stanno facendo davvero della loro vita, ma la possibilità di contattarli per vederli oppure per scambiare quattro chiacchiere online.

Infine ho bloccato le persone spiritose rendendogli un po’ più difficile chiedermi un contatto diretto: mi è capitato di ricevere una richiesta di amicizia da perfetti sconosciuti, e persino da gente che cercava amicizie scopo sesso (sinceramente io credo, ma magari mi sbaglio, che Facebook sia il luogo meno adatto a questo scopo; eppure pare che la mia sia un’esperienza abbastanza comune).

Usato così, Facebook mi ha fatto dei gran regali: ho ritrovato alcuni compagni di liceo, cosa che credevo impossibile; ho ritrovato un gruppo di persone di quando facevo il moderatore; ma soprattutto gli ultimi due regali sono stati i più graditi.

Due persone, che non vedevo più da tempo e di cui non sapevo più nulla, accomunate dalla passione per la musica, mi hanno cercato (e li ringrazio molto per questo) e mi hanno mandato un messaggio.
Una delle due è un ragazzo (o meglio, allora era un ragazzo) con cui avevo inciso un demo per il suo gruppo musicale (ce l’ho ancora, ma non lo fornisco nemmeno sotto tortura). Un piacere unico ritrovarlo, perché mi stava e mi sta ancora molto simpatico.
L’altro possiamo definirlo un fidanzatino a distanza di quando ero adolescente, il che vuol dire che sono più di vent’anni che non ci sentiamo. Ho scoperto che vive negli Stati Uniti, che ha due meravigliose bimbe e che ha fatto fortuna come musicista.

Tutto questo mi ha molto emozionato, e per questo mi sento di dire: Facebook mi piace.