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Parità, anyone?

Violentate nel corpo e nell’anima
In riferimento alla lettera “Meglio se stuprata dal marito”, mi permetto di far notare all’autore che la violenza è tale indipendentemente da chi la attua. Anzi è ancora più grave se l’autore è colui al quale, con fiducia e amore, abbiamo affidato la nostra vita nel giorno dello scambio degli anelli. Essere stuprate dal marito, vuol dire essere violentate nel corpo, nell’anima e nei ricordi. Conoscere bene il nostro carnefice non vuol dire soffrire di meno, al contrario, vuol dire avere ancor più vergogna di chiedere aiuto.

— Alessandra Egidi

La lettera di Alessandra è un bene prezioso per capire più in profondità la sensibilità femminile. È un racconto che ci porta molto lontano dai nostri pericolosi luoghi comuni, se ne fa beffe, stabilisce un punto di osservazione che rovescia le certezze di alcuni di noi: lo stupro subìto da una persona che ci è stata cara, ci dice Alessandra, è infinitamente più lacerante e doloroso. Altro che riduzioni di pena, come sentenziano certi giudici, altro che chiacchiere a buon mercato con le quali pensiamo di far ridere gli amici al bar. Ma perché conosciamo così poco le donne? Prendiamo fiato e confessiamolo: non le consideriamo ancora al pari agli uomini. Al di là delle apparenze, delle convenzioni sociali, di un galateo spiccio sotto cui ci rifugiamo, rimane una diffidenza di fondo, un tronfio senso di superiorità che non accetta la sfida in campo aperto, che si tratti di sentimenti, di lavoro o di famiglia. La donna vista come avversario, come possibile attentatore della nostra stabilità sociale. Con queste premesse, con certe sentenze, il cammino per immaginare una vera condivisione sembra ancora lunghissimo. Lettere come questa possono aiutarci a colmare questa distanza.

— Michele Fusco

Metro Milano, p. 35

Consapevolezza è la parola chiave. E questa consapevolezza manca, da entrambe le parti, tranne rarissime eccezioni.
Ecco perché ora come ora sono sempre più convinta che, al di là delle apparenze e dei fatti, anche se vivessi fino a 80 anni la parità resterebbe comunque un miraggio, un punto a cui tendere ma non realizzato.
Un po’ come eliminare altre forme di razzismo, insomma. Un processo che non si è mai concluso.

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Discussione

  1. Per la parità come maschietto mi permetto di asserire che qualche rara volta, con sicuramente minore intensità e facendo riferimento a parametri inconfrontabili, mi è parso di essere stato usato. Ma mi sbaglio sicuro.

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